La Blue Whale App
‘Blue Whale’, chi gioca rischia grosso
Tutto è nato come gioco di ruolo, ma ora il ‘Blue Whale‘ miete vittime anche in Italia. Questi i consigli di investigatori e magistrati mentre si moltiplicano le chat per le denunce.
Forse un semplice gioco di ruolo, forse più una forma di autopromozione per un marchio di intimo ma il ‘Blue Whale’ in Italia sta diventando un fenomeno da monitorare attentamente perché ormai sono diversi i ragazzi coinvolti e che rischiano di fare una brutta fine.
In principio ci sono le prove da superare, come se si dovesse decidere l’ingresso in un club esclusivo o peggio in una setta. Il livello cresce di passaggio in passaggio: si comincia con cose banali e si aumenta la difficoltà, come arrampicarsi su una parete o un muro sospesi per qualche centimetro nel vuoto, camminare sui binari magari di notte, infliggersi sofferenze fisiche incidendosi le braccia fino a farle sanguinare.
Infine la prova estrema, quella che porta al suicidio del giocatore che passa così dal virtuale al reale senza nemmeno rendersene conto (un macabro rituale in cinquanta punti).
Disagio giovanile e fenomeno emulazione
Per combattere il ‘Blue Whale’ sono nati numeri specifici e chat per le segnalazioni. In particolare sono arrivate a 250 le segnalazioni alla chat #fermiamolabalena, voluta dalla Casa pediatrica del Fatebenefratelli-Sacco di Milano, dall’Osservatorio nazionale adolescenza e dall’associazione Pepita Onlus. Famiglie e ragazzi, anche in maniera anonima possono ricevere un aiuto concreto su WhatsApp al numero 3482574166.
Intanto però sul fenomeno indagano anche le Procure, a cominciare da quella di Roma. Maria Monteleone, uno dei magistrati che se ne stanno occupando, è chiara: “Temiamo molto il fenomeno emulazione – ha raccontato al ‘Corriere della Sera’ anche perché purtroppo negli ultimi giorni da quando c’è stato il programma che ne ha parlato abbiamo assistito a una moltiplicazione di avvistamenti”.
Nessuno vuole nascondere situazioni di disagio giovanile, ma accanto a situazioni conclamate ce ne sono altre invece di semplice emulazione. Ma può considerarsi istigazione al suicidio ai sensi dell’articolo 580 cp ?
E la Polizia Postale, incaricata di indagare sui casi, avvisa: non è uno scherzo e ci sono troppi ragazzi fragili, ma sta diventando una moda stupida. Le indagini in diverse procure italiane vanno avanti da almeno due mesi anche se non è facile arrivare a capo del fenomeno.
‘Blue Whale’ crea ruoli interscambiabili tra giocatori e i loro ‘tutor’ ma c’è chi va anche oltre scambiando il virtuale con il reale.
“A fare impressione – dice a ‘La Stampa’ Geo Ceccaroli, direttore del compartimento Polizia Postale in Emilia Romagna – sono quelli che sul web incitano i ragazzi ad andare avanti e li invitano a provocarsi atti di autolesionismo”.
E Paola Capozzi, dirigente regionale Polizia Postale aggiunge: “Alle famiglie consigliamo di stare vicini ai loro ragazzi. Non devono sottovalutare i segnali d’allarme come il rinchiudersi all’improvviso nel pc o nello smartphone, ma anche episodi di autolesionismo”.
Ora però stanno parallelamente crescendo coloro che investigano in proprio o i genitori che creano solo problemi ulteriore invece di cercare soluzioni. E al tempo stesso si moltiplicano i casi di chi pur di avere attenzione partecipa al gioco.
L’app Blue Whale
Entrare nella app in fondo è semplicissimo, sono applicazioni destinati ai fruitori ma anche ai potenziali carnefici che pullulano in massa sul web.
Ormai il fenomeno è diffuso così come la pubblicità che ha ottenuto. Così la Polizia Postale gli cambierà anche il nome: da ‘Blue Whale‘ a ‘F57‘, cioè la sigla da incidere sul dorso della mano come prima prova.
Chiarimenti e info :
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